Firenze, 21 marzo 2024 - Nel 2020 la Regione Toscana è arrivata a stabilire nel Piano Regionale Cave (PRC) degli obiettivi di produzione sostenibile per un arco di 20 anni, dando meritoriamente un tetto all’escavazione; oggi, contrariamente a quanto stabilito dal Piano, la Giunta Regionale ha inopinatamente deciso di approvare una variante del PRC per consentire alle cave di incrementare la produzione di marmo e pietre del 5% fino al 2038.

Si tratta di una resa alle pressioni delle imprese e di un atto di abdicazione della Regione rispetto alla sua potestà di pianificare e programmare in modo sostenibile le attività estrattive in Toscana,” dichiara Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana. “Abbiamo preso atto che diverse cave hanno superato il limite fissato dal Piano Regionale Cave e molte altre lo stanno raggiungendo e per la Giunta Regionale l’unica soluzione possibile sembra quella di alzare il limite delle quantità escavabili. Siamo veramente all’assurdo: le aziende che non hanno saputo programmare l’attività estrattiva in modo da rispettare il limite fissato dalla normativa regionale, scaglionando nel tempo i quantitativi da escavare, invece di essere sanzionate, vengono premiate, rendendo lecito ciò che lecito prima non era.”

Mentre le associazioni del territorio chiedono di “ridefinire i contingenti escavabili” sulle Alpi Apuane in base alla sostenibilità dei suoi ecosistemi e alla capacità di lavorazione della filiera locale dei prodotti lapidei e non alle potenzialità derivanti dalla domanda dell’industria edilizia e delle esportazioni estere, le decisioni prese dalla Giunta Regionale vanno in direzione opposta, persino per le cave situate in area Parco.

Legambiente Toscana chiama alla mobilitazione il mondo ambientalista e la cittadinanza per evitare questo ulteriore attacco all’inestimabile patrimonio di bellezza, paesaggio e biodiversità rappresentato dalle Alpi Apuane. La richiesta che Legambiente rivolge alla Regione è quella di tornare indietro e bloccare questa variante, approvata senza avere consultato le parti sociali. Una scelta che Legambiente ritiene incomprensibile e che favorisce solo alcuni interessi aziendali, ponendo di fatto le premesse per una dérégulation del comparto estrattivo.