Foto della sala gremita

Firenze, marzo 2023 - Come effettuare una corretta gestione dei boschi in un momento di crisi climatica, povertà energetica e in un contesto di frammentazione legislativa nazionale? L’ultimo inverno ha portato ad un aumento di pressione sull'approvvigionamento di legna dai boschi: oltre 9 milioni di famiglie italiane si riscalda con il legno che viene prelevato da foreste sempre più vulnerabili alla siccità, all’aumento delle temperature e agli eventi estremi. I boschi sono un patrimonio di servizi ecosistemici cruciali da mantenere e gestire correttamente: un dibattito al centro del convegno regionale organizzato da Legambiente Toscana che ha avuto luogo sabato scorso 18 marzo, alla Casa del Popolo dell’Impruneta con tanti ospiti.

La discussione sulla gestione dei boschi si alimenta con le difficoltà normative che vive il settore, in particolare le maestranze che operano nella silvicoltura, e la scarsità di manodopera qualificata per realizzare il mantenimento dei boschi davanti alla siccità che alimenta incendi sempre più frequenti. “La crisi climatica è un tema cruciale nel dibattito sulla gestione del ceduo,“ spiega Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana. “I tagli che hanno creato conflitti sul territorio devono essere analizzati da un punto di vista globale: agronomico, forestale, ecologico e paesaggistico. Serve una sintesi colta tra le posizioni.”

La Toscana è la regione più boscata d’Italia con 1 milione e 120 mila ettari composti da ⅓ di ceduo e il restante di fustaie, l’85% di proprietà privata. Una superficie boschiva in aumento, in linea con l’andamento nazionale. “Ogni 90 minuti in Italia le foreste aumentano come la superficie di 18 campi da calcio,” spiega Paolo Mori, amministratore unico della Compagnia delle Foreste. 

Un patrimonio messo a dura prova dalla crisi climatica. Il 2022 è stato l’anno più caldo degli ultimi tre decenni in Toscana. “Ci avviciniamo sempre di più all’aumento di 1,5 gradi, comparando i dati agli ultimi 50 anni,” ha dichiarato Bernardo Gozzini, amministratore unico del Consorzio Lamma. E Le conseguenze dell’aumento delle temperature del mare e della siccità hanno una diretta correlazione con gli eventi estremi che hanno distrutto i boschi nazionali, come la tempesta di Vaia, e gli oltre 591 incendi nei primi nove mesi del 2022 in Toscana, tra i quali il rogo di Massarosa che ha distrutto oltre 868 ettari in una settimana. 

Boschi messi alla prova dalla crisi climatica ma anche dall’azione criminale. In Regione sono stati rilevati una media di 1200 reati accertati dai Carabinieri Forestali, con particolare attenzione nelle provincie di Firenze e Siena, tra il 2017 e il 2021.

Si tratta di controlli effettuati su tagli in cantieri forestali ma anche sulla sicurezza e sulle autorizzazioni delle maestranze. Illeciti che poi possono causare incidenti sul lavoro e pratiche errate di manutenzione dovute alla mancata formazione dei contoterzisti che poi rendono il bosco più vulnerabile al dissesto idrogeologico, all’erosione e agli eventi estremi. Servirebbe maggiore personale per effettuare i controlli, ad esempio nel Parco delle Foreste Casentinesi ci sono solo 44 forestali per una superficie di 44mila ettari

Quali le difficoltà nella gestione del bosco? Superando la visione romantica della narrazione mediatica e turistica è necessario tenere conto del valore dei servizi ecosistemici. “Bisogna premiare le ditte che seguono le regole e creare una connessione tra le professionalità per tenere conto dei diversi aspetti tra clima, approvvigionamento energetico e mantenimento della biodiversità,” spiega Paolo Mori della Compagnia delle Foreste. Un esempio può essere quello della vendita dei servizi ecosistemici delle foreste del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano che compensano la CO2 delle aziende e finanziano la manutenzione.

Proposte per una corretta gestione che si scontrano con un frammentazione legislativa dovuta al mancato accordo trovato dai Ministeri di Agricoltura e Cultura. Una carenza dove le regioni hanno provato a ritagliarsi spazio, come successo nel caso del piano antincendio della pineta del Tombolo, in un contesto dove la tutela del paesaggio è riservata a competenza statale. E la frammentazione normativa è proprio il nodo da sciogliere: “Alla domanda se le norme sono adeguate rispondiamo che qualcosa non torna,” conclude Antonio Nicoletti, responsabile Parchi e Biodiversità di Legambiente. “Così come è avvenuto al livello nazionale, suggeriamo un tavolo regionale di filiera legno una gestione che apra e consolidi la discussione tra tutti gli enti.”

Ufficio stampa Legambiente Toscana | Monica Pelliccia

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