Da Firenze con il Forum Quale Mobilità Legambiente rilancia al Governo le sue proposte per incentivare la mobilità sostenibile e ridurre l’inquinamento.

 Dal tassare inquinamento e spreco al dire stop ai sussidi alle fonti fossili . E poi ridurre il carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone.

 Incentivare la mobilità sostenibile, tassare inquinamento e spreco, dire basta ai sussidi alle fonti fossili e ridurre in Italia il pesante carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone: 73 miliardi di euro nel 2018. Tasse che vanno nella fiscalità generale e non servono per coprire i costi sociale dei trasporti, e che spesso sono perfino “ingiuste”: spesso, paga di più chi inquina di meno (una ibrida Euro6 paga di bollo e carburante di più di un vecchio pickup diesel del professionista con partita iva). E’ più caro rottamare un vecchio Euro0 che pagare il bollo alla regione (in media ognuno dei 50 milioni di veicoli a motore – dal ciclomotore al camion – paga 120 euro di bollo all’anno). Il possesso del veicolo costa pochissimo, costa invece molto spostarsi tutti i giorni (11% della spesa della famiglia italiana, Istat).

Sono queste in sintesi le quattro grandi proposte che Legambiente lancia oggi, in tempo di Def, al Governo in occasione del Forum Quale Mobilità, organizzato a Firenze nell’ambito dell’ExpoMove, il primo grande evento sulla mobilità elettrica e sostenibile, con l’obiettivo di ricordare all’Esecutivo l’importanza di inserire norme finalizzate allo sviluppo della mobilità sostenibile. Proposte che per l’associazione ambientalista devono essere accompagnate da politiche concrete e lungimiranti che mettano al centro l’abbandono delle fonti fossili e che mirino anche a disincentivare il traffico inquinante andando nella direzione di una mobilità sempre più sostenibile, elettrica, connessa, multimodale accompagnando, così, quella rivoluzione che sta prendendo piede nella Penisola, con Milano che detta l’esempio (Qui i trasferimenti in modo sostenibile sono oltre il 52%). Perché oggi – ribadisce l’associazione ambientalista – la sfida è davvero grande e ambiziosa: occorre fermare i cambiamenti climatici, ridurre un inquinamento che provoca conseguenze gravissime sulla salute e l’ambiente, e rendere più vivibili e sostenibili le città. Ciò vuol dire in termine di mobilità ripensare alla mobilità delle persone, a quella pubblica e condivisa, incrementare i mezzi di mobilità leggera per arrivare così a città a zero emissioni.

Entrando nel dettaglio delle proposte, Legambiente chiede di orientare le tasse sui trasporti in misura proporzionale all’inquinamento e allo spreco. Di introdurre un voucher sulla mobilità sostenibile di mille euro all’anno a chi rottama la vecchia auto, per almeno 2 anni, per acquistare abbonamenti e biglietti del trasporto pubblico, servizi sharing mobility, noleggio auto, moto, o l’acquisto di veicoli elettrici leggeri per uso personale (dalla micromobilità sino ai quadricicli leggeri). Di pensare ad un welfare sulla mobilità. Sul fronte della sharing mobility agevolare l’IVA (10%, come sui biglietti di mezzi pubblici). E poi pensare le città in una chiave smart greed permettendo lo scambio di elettricità in rete e privilegiando, nei trasferimenti statatali ai comuni, i piani (Pums, Paes) obiettivi sfidanti come basse emissioni, smartless… Tra le altre proposte: l’energia elettrica per la ricarica in ambito pubblico non deve essere gravata da nessuna accisa; inoltre per quanto riguarda il bonus elettrico l’associazione chiede incentivo, 20% del prezzo, per acquistare mezzi elettrici ed elettromuscolari leggeri (dall’e-bike al quadriciclo), anche indipendentemente dalla rottamazione di un veicolo a motore a combustione (come oggi per auto elettriche e plugin). E poi la micro mobilità: monopattini, monoruota ed altri (hoverboard e skateboard), musculari, elettrici ed elettromuscolari, dovrebbero essere sottoposti a norme assimilate a quelle delle e-bike: 1) sicuri, 2) velocità massima 6 Km/h sui marciapiedi, 3) 25 km/h nelle piste ciclabili e ammessi sulla strade urbane. E dovrebbe essere consentito il trasporto gratuito sui mezzi pubblici.

“Le proposte che formuliamo – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – mirano ad iniziare un cambiamento, progressivo ma radicale, del sistema fiscale che grava sui trasporti, con l’obiettivo di guardare lontano, a quel che desideriamo si realizzi tra 10 o 15 anni, quando tante cose saranno cambiate profondamente: dalle modalità degli spostamenti (più intermodalità e condivisione degli veicoli e dei viaggi), ai veicoli per trasportare persone e merci (leggeri, emissioni quasi zero, rinnovabili), alla maggior sicurezza (dalle infrastrutture alle coperture assicurative), alle stesse necessità di trasporto. Ci vuole una visione di lungo periodo: esplicitarla, intraprenderla oggi con coerenza, accompagnata da politiche industriali, infrastrutturali e cittadine, è indispensabile per il consenso di breve e di lungo periodo ai cambiamenti che si propongono”.

“Sul fronte della mobilità sostenibile – aggiunge Andrea Poggio, responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente – non ci basta qualche incentivo o qualche autobus elettrico, ne vogliamo nuove e altre tasse da aggiungere alle tante che già paghiamo nel settore dei trasporti. Ma vogliamo che si inizi a cambiare, con tutta la progressività possibile, il pesante carico fiscale che grava sulla mobilità delle persone in Italia. I prezzi legati ai trasporti, e ancor più alle fonti energetiche, sono talmente influenzati da tasse e da correttivi di mercato da poter essere considerati dei prezzi “politici”. Basti pensare all’incidenza sui carburante (attorno al 70% su benzina e gasolio), ma anche sull’elettricità (il costo industriale è circa la metà di quel che paghiamo in bolletta). All’opposto, paghiamo pochissimo di tasse di possesso sui mezzi di trasporto. Paghiamo relativamente poche tasse sui carburanti a gas (metano e GPL), meno il gasolio della benzina, senza nessuna proporzionalità rispetto all’inquinamento generato o all’efficienza reale dei motori. Le tasse e le accise sui carburanti e sull’elettricità prodotta da fonti rinnovabili sono pari a quella che proviene dalle fossili, con il paradosso che siamo costretti a reperire risorse per incentivarle”.

L’ufficio stampa di Legambiente: 3496546593-0683268353-99

 

Le città elettriche.

Legambiente presenta il primo rapporto sulla mobilità a emissioni zero in italia realizzato in collaborazione con MotusE

 Ecco la nuova mobilità urbana: elettrica, connessa, condivisa, multimodale. Crescono gli spostamenti a zero emissioni (elettrici, bici, piedi): a Milano raggiungono il 52%

La mappatura dell’offerta di mobilità non inquinante: sotto analisi 104 capoluoghi di provincia

Crescono le infrastrutture destinate alla ricarica dei veicoli elettrici: sono 5507 in tutta Italia le colonnine per le auto e 2684 per le due ruote

 

Legambiente: “L’uscita dalla mobilità inquinante è già in atto, ma servono politiche nazionali e di sistema, a partire dall’abbandono delle fonti fossili, per ridurre l’inquinamento e rendere più vivibili le nostre città”

C’è una mobilità che cambia da nord a sud dell’Italia: una mobilità a emissioni zero, capace di ridurre lo smog e affrontare la sfida imposta dai cambiamenti climatici. Sempre più persone decidono di spostarsi in città con mezzi non inquinanti: in bicicletta o e-bike, con i mezzi pubblici a trazione elettrica, compresi i treni urbani o anche a piedi: nel caso di Milano questi spostamenti rappresentano ormai più del 50% del totale.

È quanto emerge dal rapporto Le città elettriche  il primo rapporto sulla mobilità a emissioni zero in italia, realizzato da Legambiente in collaborazione con MotusE (associazione per la mobilità elettrica) e presentato questa mattina a ExpoMove, la fiera sulla mobilità elettrica e sostenibile in corso alla Fortezza da Basso di Firenze, nell’ambito del convegno Mobilità elettrica nei comuni italiani, realizzato insieme a Anci Rai Pubblica Utilità.

Il rapporto analizza i dati dei 104 capoluoghi italiani attraverso diversi indicatori: dalla disponibilità di mezzi elettrici, all’inquinamento, al tasso di motorizzazione, alla presenza di piste ciclabili, al modal share, realizzando una prima mappatura sull’offerta di mobilità a zero emissioni su tutto il territorio nazionale.  Il tasso di motorizzazione cala in quasi tutte le città d’Italia e non è un caso se il capoluogo lombardo in vent’anni ha perso ben 100mila auto e guadagnato altrettanti abitanti, grazie a ad ambiziose politiche locali e agli strumenti che ne conseguono, tra tutti l’attivazione dell’Area B (low emission zone) dopo il successo dell’Area C (Congestion).

Sicuramente a farla da padrona in Italia è ancora una mobilità inquinata, congestionata, poco sostenibile, ma c’è una rivoluzione ormai in atto e con una crescita esponenziale. Le grandi città italiane, seppur con percentuali molto diverse e ancora lontane da Milano, riescono in ogni caso a combinare sistemi per consentire spostamenti non inquinanti ai propri cittadini. Lo studio di Legambiente riesce così a stimare e definire l’accessibilità, da parte dei cittadini a questi servizi, come la quota degli spostamenti con il mezzo pubblico o con servizi di sharing mobility. A Bologna ad esempio l’accessibilità raggiunge il 40% e gli spostamenti a zero emissioni (elettrici, bici, a piedi) rappresentano il 39%. A Torino a fronte di un’accessibilità (Tpl + bici +sharing) del 27% gli spostamenti zero emissioni sono il 40%; a Napoli i numeri evidenziano un 50% di movimenti che già avvengono con mezzi non inquinanti con un’accessibilità pari al 34%. Ancora, a Genova il 39% degli spostamenti è zero emissioni (accessibilità 36%); a Firenze il 17% (accessibilità 26%) e a Roma il 20% (accessibilità 27%).

«La sfida del clima è la più urgente, globale e difficile che abbiamo davanti per salvare il Pianeta – sottolinea Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente –. Ma rappresenta anche un’occasione unica per costruire concretamente una mobilità a emissioni zero, attraverso politiche capaci di riuscire a far crescere gli spostamenti in bici, a piedi, il trasporto pubblico e la mobilità elettrica. Dobbiamo convincerci del fatto che uscire dall’inquinamento che contraddistingue i nostri centri urbani è possibile e al contempo possiamo riappropriarci di piazze e strade, rendendo più vivibili e sicure le nostre città. Le storie e i numeri che raccontiamo nel nostro rapporto ci dicono che sono tanti i segnali positivi, con una disponibilità crescente dei cittadini a spostarsi con mezzi non inquinanti. Per dare il via a questa rivoluzione, però, servono scelte coraggiose e di sistema, politiche nazionale che fino ad oggi sono mancate perché non si può lasciare tutto alla buona volontà dei sindaci. Occorre dirottare le risorse economiche, destinate ieri come oggi a strade e autostrade, verso gli investimenti per le aree urbane, per rilanciare la ‘cura del ferro’ del trasporto pubblico e potenziare il trasporto ferroviario per offrire un’alternativa ai pendolari».

«Lo studio presentato oggi – spiega Andrea Poggio, responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente che ha curato il rapporto – non va letto come una classifica, piuttosto come l’inizio di una nuova rivoluzione nella mobilità urbana. Le novità sono almeno tre: nelle città ci si muove sempre di più, più ci si muove meno si usa l’auto di proprietà e, infine, ci si muove sempre più smart, connessi e multimodali. Si usano modalità e mezzi diversi anche per compiere lo stesso viaggio. La mobilità a zero emissioni, se demandata alla sola mobilità privata, con i pochi modelli proposti di auto e moto elettriche, tutti ancora piuttosto cari o poco competitivi, non ha i numeri oggi neppure per farsi vedere. La vera differenza la fa ovviamente ancora il mezzo pubblico, ma sarebbe un errore se si considerasse sufficiente. Il mezzo pubblico elettrico fa la differenza soprattutto se in città si va in bicicletta e ci sono servizi di sharing mobility. Insieme sono vincenti. Insieme sono in grado di ricondurre alla minoranza gli spostamenti con il motore a combustione privato».

Una rivoluzione, quella della mobilità elettrica, rappresentata anche dalla crescita esponenziale delle infrastrutture dedicate alla ricarica. Dallo scorso anno ad oggi – secondo l’elaborazione di Legambiente su dati EvWay a gennaio 2019 - si è passati da 2.368 a 5.507 prese disponibili omologate per automobili e ricariche veloci (> 11 kW) in tutta Italia e da 1.885 a 2.684 prese di ricarica per due ruote e ricariche lente (< 11 kW). I numeri, però, ci dicono che c'è un'Italia che viaggia a due velocità anche su questo fronte. In Lombardia è presente il maggior numero di prese per automobili: ben 1134, più che raddoppiate rispetto allo scorso anno (erano 519); mentre sono 499 quelle per le due ruote. In Trentino-Alto Adige troviamo 709 ricariche per auto (erano 354 nel 2018) e 200 per le due ruote. La Toscana si piazza al primo posto per le infrastrutture dedicate alle due ruote con ben 699 prese (sono 524 quelle per le auto). Anche in Veneto si è assistita a una crescita esponenziale delle infrastrutture per automobili e ricariche veloci passate in un anno da 144 a 528. Basilicata e Molise, invece, chiudono la classifica: per la prima regione appena 27 prese per auto e 7 per le due ruote, mentre nell'altra 8 e 5.

Legambiente ricorda che gli stessi piani del traffico delle città sono oggi condizionati, per legge, ai piani di mobilità sostenibile (PUMS). Ed è nella definizione di questi piani, di transizione alla mobilità a Zero Emissioni, che passa il cambiamento delle nostre città. Per il PUMS di Milano, ad esempio, «lo spazio pubblico è bene comune», non parcheggio di mezzi privati quindi, ma ad uso dei cittadini. Così come avviene anche in Europa: Parigi ha deciso di dimezzare lo spazio destinato a parcheggi e carreggiate.

Il rapporto, contiene anche 12 elettrostorie, racconti di buone pratiche già attivate nel territorio italiano. Si parte da Milano dove entro i prossimi anni il trasporto pubblico locale, sarà presto elettrico, rinnovabile e efficiente. Già oggi l’offerta di trasporto pubblico nella città metropolitana di Milano è potente, sia per entità (650 milioni di passeggeri all'anno), sia per il predominio della trazione elettrica, il 74% dell'offerta, con 960 vetture metropolitane, 535 tram e filobus in servizio, 30 autobus elettrici e idrogeno. Entro il 2030 sarà completata questa transizione. Ancora, l’esperienza del Campus di Savona, dell’Università degli studi di Genova, trasformato in una piccola smart city dove oltre a una microrete energetica intelligente sono state, tra le altre cose, installate anche 4 colonnine di ricarica per veicoli elettrici per promuovere una mobilità a zero emisioni. O come a Firenze dove il Comune ha sperimentato l’alleanza per flotte di taxi elettriche e a Ostuni (BR) dove si dimostra che anche spostarsi per turismo può essere sostenibile e a zero emissioni.

Il rapporto completo è disponibile al ink

https://www.legambiente.it/citta-mez-mobilita-emissioni-zero/

 

 

L’ufficio stampa di Legambiente: 06 86268353 - 3474126421

Le città elettriche.

Legambiente presenta il primo rapporto sulla mobilità a emissioni zero in italia realizzato in collaborazione con MotusE

 Ecco la nuova mobilità urbana: elettrica, connessa, condivisa, multimodale. Crescono gli spostamenti a zero emissioni (elettrici, bici, piedi): a Milano raggiungono il 52%

La mappatura dell’offerta di mobilità non inquinante: sotto analisi 104 capoluoghi di provincia

Crescono le infrastrutture destinate alla ricarica dei veicoli elettrici: sono 5507 in tutta Italia le colonnine per le auto e 2684 per le due ruote

 

Legambiente: “L’uscita dalla mobilità inquinante è già in atto, ma servono politiche nazionali e di sistema, a partire dall’abbandono delle fonti fossili, per ridurre l’inquinamento e rendere più vivibili le nostre città”

C’è una mobilità che cambia da nord a sud dell’Italia: una mobilità a emissioni zero, capace di ridurre lo smog e affrontare la sfida imposta dai cambiamenti climatici. Sempre più persone decidono di spostarsi in città con mezzi non inquinanti: in bicicletta o e-bike, con i mezzi pubblici a trazione elettrica, compresi i treni urbani o anche a piedi: nel caso di Milano questi spostamenti rappresentano ormai più del 50% del totale.

È quanto emerge dal rapporto Le città elettriche  il primo rapporto sulla mobilità a emissioni zero in italia, realizzato da Legambiente in collaborazione con MotusE (associazione per la mobilità elettrica) e presentato questa mattina a ExpoMove, la fiera sulla mobilità elettrica e sostenibile in corso alla Fortezza da Basso di Firenze, nell’ambito del convegno Mobilità elettrica nei comuni italiani, realizzato insieme a Anci Rai Pubblica Utilità.

Il rapporto analizza i dati dei 104 capoluoghi italiani attraverso diversi indicatori: dalla disponibilità di mezzi elettrici, all’inquinamento, al tasso di motorizzazione, alla presenza di piste ciclabili, al modal share, realizzando una prima mappatura sull’offerta di mobilità a zero emissioni su tutto il territorio nazionale.  Il tasso di motorizzazione cala in quasi tutte le città d’Italia e non è un caso se il capoluogo lombardo in vent’anni ha perso ben 100mila auto e guadagnato altrettanti abitanti, grazie a ad ambiziose politiche locali e agli strumenti che ne conseguono, tra tutti l’attivazione dell’Area B (low emission zone) dopo il successo dell’Area C (Congestion).

Sicuramente a farla da padrona in Italia è ancora una mobilità inquinata, congestionata, poco sostenibile, ma c’è una rivoluzione ormai in atto e con una crescita esponenziale. Le grandi città italiane, seppur con percentuali molto diverse e ancora lontane da Milano, riescono in ogni caso a combinare sistemi per consentire spostamenti non inquinanti ai propri cittadini. Lo studio di Legambiente riesce così a stimare e definire l’accessibilità, da parte dei cittadini a questi servizi, come la quota degli spostamenti con il mezzo pubblico o con servizi di sharing mobility. A Bologna ad esempio l’accessibilità raggiunge il 40% e gli spostamenti a zero emissioni (elettrici, bici, a piedi) rappresentano il 39%. A Torino a fronte di un’accessibilità (Tpl + bici +sharing) del 27% gli spostamenti zero emissioni sono il 40%; a Napoli i numeri evidenziano un 50% di movimenti che già avvengono con mezzi non inquinanti con un’accessibilità pari al 34%. Ancora, a Genova il 39% degli spostamenti è zero emissioni (accessibilità 36%); a Firenze il 17% (accessibilità 26%) e a Roma il 20% (accessibilità 27%).

«La sfida del clima è la più urgente, globale e difficile che abbiamo davanti per salvare il Pianeta – sottolinea Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente –. Ma rappresenta anche un’occasione unica per costruire concretamente una mobilità a emissioni zero, attraverso politiche capaci di riuscire a far crescere gli spostamenti in bici, a piedi, il trasporto pubblico e la mobilità elettrica. Dobbiamo convincerci del fatto che uscire dall’inquinamento che contraddistingue i nostri centri urbani è possibile e al contempo possiamo riappropriarci di piazze e strade, rendendo più vivibili e sicure le nostre città. Le storie e i numeri che raccontiamo nel nostro rapporto ci dicono che sono tanti i segnali positivi, con una disponibilità crescente dei cittadini a spostarsi con mezzi non inquinanti. Per dare il via a questa rivoluzione, però, servono scelte coraggiose e di sistema, politiche nazionale che fino ad oggi sono mancate perché non si può lasciare tutto alla buona volontà dei sindaci. Occorre dirottare le risorse economiche, destinate ieri come oggi a strade e autostrade, verso gli investimenti per le aree urbane, per rilanciare la ‘cura del ferro’ del trasporto pubblico e potenziare il trasporto ferroviario per offrire un’alternativa ai pendolari».

«Lo studio presentato oggi – spiega Andrea Poggio, responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente che ha curato il rapporto – non va letto come una classifica, piuttosto come l’inizio di una nuova rivoluzione nella mobilità urbana. Le novità sono almeno tre: nelle città ci si muove sempre di più, più ci si muove meno si usa l’auto di proprietà e, infine, ci si muove sempre più smart, connessi e multimodali. Si usano modalità e mezzi diversi anche per compiere lo stesso viaggio. La mobilità a zero emissioni, se demandata alla sola mobilità privata, con i pochi modelli proposti di auto e moto elettriche, tutti ancora piuttosto cari o poco competitivi, non ha i numeri oggi neppure per farsi vedere. La vera differenza la fa ovviamente ancora il mezzo pubblico, ma sarebbe un errore se si considerasse sufficiente. Il mezzo pubblico elettrico fa la differenza soprattutto se in città si va in bicicletta e ci sono servizi di sharing mobility. Insieme sono vincenti. Insieme sono in grado di ricondurre alla minoranza gli spostamenti con il motore a combustione privato».

Una rivoluzione, quella della mobilità elettrica, rappresentata anche dalla crescita esponenziale delle infrastrutture dedicate alla ricarica. Dallo scorso anno ad oggi – secondo l’elaborazione di Legambiente su dati EvWay a gennaio 2019 - si è passati da 2.368 a 5.507 prese disponibili omologate per automobili e ricariche veloci (> 11 kW) in tutta Italia e da 1.885 a 2.684 prese di ricarica per due ruote e ricariche lente (< 11 kW). I numeri, però, ci dicono che c'è un'Italia che viaggia a due velocità anche su questo fronte. In Lombardia è presente il maggior numero di prese per automobili: ben 1134, più che raddoppiate rispetto allo scorso anno (erano 519); mentre sono 499 quelle per le due ruote. In Trentino-Alto Adige troviamo 709 ricariche per auto (erano 354 nel 2018) e 200 per le due ruote. La Toscana si piazza al primo posto per le infrastrutture dedicate alle due ruote con ben 699 prese (sono 524 quelle per le auto). Anche in Veneto si è assistita a una crescita esponenziale delle infrastrutture per automobili e ricariche veloci passate in un anno da 144 a 528. Basilicata e Molise, invece, chiudono la classifica: per la prima regione appena 27 prese per auto e 7 per le due ruote, mentre nell'altra 8 e 5.

Legambiente ricorda che gli stessi piani del traffico delle città sono oggi condizionati, per legge, ai piani di mobilità sostenibile (PUMS). Ed è nella definizione di questi piani, di transizione alla mobilità a Zero Emissioni, che passa il cambiamento delle nostre città. Per il PUMS di Milano, ad esempio, «lo spazio pubblico è bene comune», non parcheggio di mezzi privati quindi, ma ad uso dei cittadini. Così come avviene anche in Europa: Parigi ha deciso di dimezzare lo spazio destinato a parcheggi e carreggiate.

Il rapporto, contiene anche 12 elettrostorie, racconti di buone pratiche già attivate nel territorio italiano. Si parte da Milano dove entro i prossimi anni il trasporto pubblico locale, sarà presto elettrico, rinnovabile e efficiente. Già oggi l’offerta di trasporto pubblico nella città metropolitana di Milano è potente, sia per entità (650 milioni di passeggeri all'anno), sia per il predominio della trazione elettrica, il 74% dell'offerta, con 960 vetture metropolitane, 535 tram e filobus in servizio, 30 autobus elettrici e idrogeno. Entro il 2030 sarà completata questa transizione. Ancora, l’esperienza del Campus di Savona, dell’Università degli studi di Genova, trasformato in una piccola smart city dove oltre a una microrete energetica intelligente sono state, tra le altre cose, installate anche 4 colonnine di ricarica per veicoli elettrici per promuovere una mobilità a zero emisioni. O come a Firenze dove il Comune ha sperimentato l’alleanza per flotte di taxi elettriche e a Ostuni (BR) dove si dimostra che anche spostarsi per turismo può essere sostenibile e a zero emissioni.

Il rapporto completo è disponibile al ink

https://www.legambiente.it/citta-mez-mobilita-emissioni-zero/

 

 

L’ufficio stampa di Legambiente: 06 86268353 - 3474126421

Le città elettriche.

Legambiente presenta il primo rapporto sulla mobilità a emissioni zero in italia realizzato in collaborazione con MotusE

 Ecco la nuova mobilità urbana: elettrica, connessa, condivisa, multimodale. Crescono gli spostamenti a zero emissioni (elettrici, bici, piedi): a Milano raggiungono il 52%

La mappatura dell’offerta di mobilità non inquinante: sotto analisi 104 capoluoghi di provincia

Crescono le infrastrutture destinate alla ricarica dei veicoli elettrici: sono 5507 in tutta Italia le colonnine per le auto e 2684 per le due ruote

 

Legambiente: “L’uscita dalla mobilità inquinante è già in atto, ma servono politiche nazionali e di sistema, a partire dall’abbandono delle fonti fossili, per ridurre l’inquinamento e rendere più vivibili le nostre città”

C’è una mobilità che cambia da nord a sud dell’Italia: una mobilità a emissioni zero, capace di ridurre lo smog e affrontare la sfida imposta dai cambiamenti climatici. Sempre più persone decidono di spostarsi in città con mezzi non inquinanti: in bicicletta o e-bike, con i mezzi pubblici a trazione elettrica, compresi i treni urbani o anche a piedi: nel caso di Milano questi spostamenti rappresentano ormai più del 50% del totale.

È quanto emerge dal rapporto Le città elettriche  il primo rapporto sulla mobilità a emissioni zero in italia, realizzato da Legambiente in collaborazione con MotusE (associazione per la mobilità elettrica) e presentato questa mattina a ExpoMove, la fiera sulla mobilità elettrica e sostenibile in corso alla Fortezza da Basso di Firenze, nell’ambito del convegno Mobilità elettrica nei comuni italiani, realizzato insieme a Anci Rai Pubblica Utilità.

Il rapporto analizza i dati dei 104 capoluoghi italiani attraverso diversi indicatori: dalla disponibilità di mezzi elettrici, all’inquinamento, al tasso di motorizzazione, alla presenza di piste ciclabili, al modal share, realizzando una prima mappatura sull’offerta di mobilità a zero emissioni su tutto il territorio nazionale.  Il tasso di motorizzazione cala in quasi tutte le città d’Italia e non è un caso se il capoluogo lombardo in vent’anni ha perso ben 100mila auto e guadagnato altrettanti abitanti, grazie a ad ambiziose politiche locali e agli strumenti che ne conseguono, tra tutti l’attivazione dell’Area B (low emission zone) dopo il successo dell’Area C (Congestion).

Sicuramente a farla da padrona in Italia è ancora una mobilità inquinata, congestionata, poco sostenibile, ma c’è una rivoluzione ormai in atto e con una crescita esponenziale. Le grandi città italiane, seppur con percentuali molto diverse e ancora lontane da Milano, riescono in ogni caso a combinare sistemi per consentire spostamenti non inquinanti ai propri cittadini. Lo studio di Legambiente riesce così a stimare e definire l’accessibilità, da parte dei cittadini a questi servizi, come la quota degli spostamenti con il mezzo pubblico o con servizi di sharing mobility. A Bologna ad esempio l’accessibilità raggiunge il 40% e gli spostamenti a zero emissioni (elettrici, bici, a piedi) rappresentano il 39%. A Torino a fronte di un’accessibilità (Tpl + bici +sharing) del 27% gli spostamenti zero emissioni sono il 40%; a Napoli i numeri evidenziano un 50% di movimenti che già avvengono con mezzi non inquinanti con un’accessibilità pari al 34%. Ancora, a Genova il 39% degli spostamenti è zero emissioni (accessibilità 36%); a Firenze il 17% (accessibilità 26%) e a Roma il 20% (accessibilità 27%).

«La sfida del clima è la più urgente, globale e difficile che abbiamo davanti per salvare il Pianeta – sottolinea Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente –. Ma rappresenta anche un’occasione unica per costruire concretamente una mobilità a emissioni zero, attraverso politiche capaci di riuscire a far crescere gli spostamenti in bici, a piedi, il trasporto pubblico e la mobilità elettrica. Dobbiamo convincerci del fatto che uscire dall’inquinamento che contraddistingue i nostri centri urbani è possibile e al contempo possiamo riappropriarci di piazze e strade, rendendo più vivibili e sicure le nostre città. Le storie e i numeri che raccontiamo nel nostro rapporto ci dicono che sono tanti i segnali positivi, con una disponibilità crescente dei cittadini a spostarsi con mezzi non inquinanti. Per dare il via a questa rivoluzione, però, servono scelte coraggiose e di sistema, politiche nazionale che fino ad oggi sono mancate perché non si può lasciare tutto alla buona volontà dei sindaci. Occorre dirottare le risorse economiche, destinate ieri come oggi a strade e autostrade, verso gli investimenti per le aree urbane, per rilanciare la ‘cura del ferro’ del trasporto pubblico e potenziare il trasporto ferroviario per offrire un’alternativa ai pendolari».

«Lo studio presentato oggi – spiega Andrea Poggio, responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente che ha curato il rapporto – non va letto come una classifica, piuttosto come l’inizio di una nuova rivoluzione nella mobilità urbana. Le novità sono almeno tre: nelle città ci si muove sempre di più, più ci si muove meno si usa l’auto di proprietà e, infine, ci si muove sempre più smart, connessi e multimodali. Si usano modalità e mezzi diversi anche per compiere lo stesso viaggio. La mobilità a zero emissioni, se demandata alla sola mobilità privata, con i pochi modelli proposti di auto e moto elettriche, tutti ancora piuttosto cari o poco competitivi, non ha i numeri oggi neppure per farsi vedere. La vera differenza la fa ovviamente ancora il mezzo pubblico, ma sarebbe un errore se si considerasse sufficiente. Il mezzo pubblico elettrico fa la differenza soprattutto se in città si va in bicicletta e ci sono servizi di sharing mobility. Insieme sono vincenti. Insieme sono in grado di ricondurre alla minoranza gli spostamenti con il motore a combustione privato».

Una rivoluzione, quella della mobilità elettrica, rappresentata anche dalla crescita esponenziale delle infrastrutture dedicate alla ricarica. Dallo scorso anno ad oggi – secondo l’elaborazione di Legambiente su dati EvWay a gennaio 2019 - si è passati da 2.368 a 5.507 prese disponibili omologate per automobili e ricariche veloci (> 11 kW) in tutta Italia e da 1.885 a 2.684 prese di ricarica per due ruote e ricariche lente (< 11 kW). I numeri, però, ci dicono che c'è un'Italia che viaggia a due velocità anche su questo fronte. In Lombardia è presente il maggior numero di prese per automobili: ben 1134, più che raddoppiate rispetto allo scorso anno (erano 519); mentre sono 499 quelle per le due ruote. In Trentino-Alto Adige troviamo 709 ricariche per auto (erano 354 nel 2018) e 200 per le due ruote. La Toscana si piazza al primo posto per le infrastrutture dedicate alle due ruote con ben 699 prese (sono 524 quelle per le auto). Anche in Veneto si è assistita a una crescita esponenziale delle infrastrutture per automobili e ricariche veloci passate in un anno da 144 a 528. Basilicata e Molise, invece, chiudono la classifica: per la prima regione appena 27 prese per auto e 7 per le due ruote, mentre nell'altra 8 e 5.

Legambiente ricorda che gli stessi piani del traffico delle città sono oggi condizionati, per legge, ai piani di mobilità sostenibile (PUMS). Ed è nella definizione di questi piani, di transizione alla mobilità a Zero Emissioni, che passa il cambiamento delle nostre città. Per il PUMS di Milano, ad esempio, «lo spazio pubblico è bene comune», non parcheggio di mezzi privati quindi, ma ad uso dei cittadini. Così come avviene anche in Europa: Parigi ha deciso di dimezzare lo spazio destinato a parcheggi e carreggiate.

Il rapporto, contiene anche 12 elettrostorie, racconti di buone pratiche già attivate nel territorio italiano. Si parte da Milano dove entro i prossimi anni il trasporto pubblico locale, sarà presto elettrico, rinnovabile e efficiente. Già oggi l’offerta di trasporto pubblico nella città metropolitana di Milano è potente, sia per entità (650 milioni di passeggeri all'anno), sia per il predominio della trazione elettrica, il 74% dell'offerta, con 960 vetture metropolitane, 535 tram e filobus in servizio, 30 autobus elettrici e idrogeno. Entro il 2030 sarà completata questa transizione. Ancora, l’esperienza del Campus di Savona, dell’Università degli studi di Genova, trasformato in una piccola smart city dove oltre a una microrete energetica intelligente sono state, tra le altre cose, installate anche 4 colonnine di ricarica per veicoli elettrici per promuovere una mobilità a zero emisioni. O come a Firenze dove il Comune ha sperimentato l’alleanza per flotte di taxi elettriche e a Ostuni (BR) dove si dimostra che anche spostarsi per turismo può essere sostenibile e a zero emissioni.

Il rapporto completo è disponibile al ink

https://www.legambiente.it/citta-mez-mobilita-emissioni-zero/

 

 

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