Nel corso del 2018 il Consiglio Comunale di Stazzema ha adottato il Piano di Bacino sulla scheda 21 (Bacino FICAIO). Il prossimo martedì 19 marzo si terrà la Conferenza dei Servizi che deciderà sull'approvazione definitiva del Piano: in aree naturalisticamente integre sono previsti oltre 28 ettari di nuove cave, che deturperanno per sempre un paesaggio d’inestimabile valore mondiale.

È il primo di una serie di provvedimenti del Comune di Stazzema, che nei prossimi mesi estenderà per altre decine di ettari le cave nei bacini estrattivi di Cardoso, Pruno, Buche Carpineto, La Penna, La Ratta. Stiamo parlando di ferite irreversibili al paesaggio, di contrazioni significative della copertura forestale, di aperture di nuove strade e piazzali, di diffusione di polveri sottili in aria e nell'acqua, di rumori costanti, segnati da esplosioni, perforazioni da martelli pneumatici e di smog da traffico pesante. L’habitat di quest’area, così fragile e così significativamente vocata al turismo verde, sarà stravolto per sempre. Sul piano ecologico, sociale ed economico.

Certo, le procedure prevedono poderosi documenti di valutazione, monitoraggi, misure di compensazione, ma la realtà bruta delle cave apuane è sotto gli occhi di tutti. Ed è questo che si estenderà a perdita d'occhio in questo distretto estrattivo, mentre l'onere di dimostrare i danni è a carico dei cittadini e delle associazioni, perché non esistono programmi pubblici indipendenti di valutazione e monitoraggio. Bisogna quindi procedere a suon di esposti, denunce e comunicati per cercare di ottenere semplicemente quello che viene promesso sulla carta da piani e leggi.

L'obiettivo, in quel di Stazzema, è quello di estrarre la preziosa pietra del Cardoso, esportata in tutto il mondo, lasciando poi sul posto degrado e luoghi inospitali, strutture di cantiere e materiali abbandonati, come già oggi accade nella maggior parte delle cave la cui coltivazione è esaurita. Anche Rete Natura 2000 verrà intaccata: ben 18 dei 28,24 ettari di aree soggette a nuova escavazione si trovano all'interno della Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Monte Croce/Monte Matanna, istituita per proteggere queste montagne uniche al mondo, che invece qui si minaccia di vendere a suon di blocchi e lastre.

«L’attività estrattiva, si dice, crea posti di lavoro. Ma non si contano quanti sono invece i posti di lavoro distrutti nell’ampio settore del turismo e dell’economia civile; – attacca Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana – ci appelliamo pertanto al buonsenso e alla sensibilità di tutte le istituzioni convocate alla Conferenza dei Servizi del 19, affinché non venga approvato questo ennesimo scempio delle Apuane. Oggi, in ben 140 città del nostro Paese studenti di ogni età manifestano per il loro futuro e contro la crisi climatica, con uno Sciopero Globale senza precedenti. Se vogliamo davvero ascoltare le istanze di questi ragazzi e dare loro una speranza concreta di un domani più giusto, – continua Ferruzza evitiamo questa nuova aggressione alla montagna. Evitiamo che le decine di iniziative imprenditoriali che hanno fatto nascere negli ultimi anni agriturismi, B&B, alberghi, ristoranti, strutture eco/museali sulle Apuane, fuggano via per sempre da questo territorio, così disperato eppure così unico e prezioso per la nostra regione».

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