Legambiente Toscana

Negli ultimi decenni, in Italia la maggior parte dei fiumi è stata oggetto di un’aggressione da parte dell'uomo che ne ha modificato radicalmente assetti e dinamiche idrauliche ed ecosistemiche.

Infatti i corsi d’acqua sono stati spesso considerati canali ignorando che si tratta di ecosistemi naturali regolati non solo dalle leggi dell’idraulica.

La biodiversità di questi ambienti si è drasticamente ridotta e con essa la funzionalità ecologica che li caratterizza. In molti casi è prevalso un approccio esclusivamente idraulico, rispetto alla necessità di un’impostazione interdisciplinare che tenga in egual conto aspetti geomorfologici, idrologici, ecologici e paesaggistici.

Inoltre i corsi d’acqua in ambiente urbano, con il loro corollario di flora e fauna selvatiche, costituiscono una delle maggiori, quando non l’unica, occasione per il cittadino di avere a che fare quotidianamente con la natura. Anche per questo motivo è estremamente importante una valorizzazione degli ecosistemi fluviali in senso naturalistico, così da tamponare la perdita di contatto con il mondo naturale a cui è sottoposta una popolazione umana sempre più inurbata.

Lo studio ha tenuto conto dei principi legati alla tutela della biodiversità quale necessità per la conservazione della natura e lo sviluppo sostenibile, biodiversità oggi minacciata dalla scomparsa degli habitat, dai cambiamento climatici, dallo sfruttamento delle risorse e dall’inquinamento ma anche dalla proliferazione di specie alloctone invasive. Entrando in competizione con le specie autoctone, questi “invasori” esterni possono provocare ingenti danni agli ecosistemi, compresi quelli fluviali, rendendoli meno resilienti e funzionali.

Alla luce di quanto detto è fondamentale promuovere la tutela e gestione sostenibile dei corpi idrici attraverso il ripristino degli equilibri ambientali, in modo da favorire un approccio ecologico e paesaggistico (tenendo conto degli aspetti idraulici e idrogeologici) per raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano di Gestione delle Acque elaborato dal Distretto Idrografico Appennino Settentrionale, ma al contempo delineare, dove possibile, interventi di recupero che restituiscano “qualità” agli ecosistemi fluviali dal punto di vista ambientale, che siano anche compresi dalla popolazione.

 

Figura 1 – Mugnone e Terzolle, area di studio

Articolazione dello studio

Lo studio è stato incentrato sugli aspetti della riqualificazione dei corpi idrici e del loro ecosistema, è in linea con l’approccio concettuale definito dall’attuale normativa europea (Direttive Alluvioni, Acque, Uccelli, Habitat) con i corrispondenti recepimenti nazionali e regionali, nella consapevolezza che aspetti di tutela ambientale e sicurezza idraulica non sono in contrasto. Per questo motivo sono state tenute in considerazione anche le funzioni di bonifica. Nello specifico:

  • la difesa idraulica, ossia la prevenzione da esondazioni e, quindi, da eventi alluvionali e fenomeni di ristagno.

  • il presidio idrogeologico, ossia la prevenzione da fenomeni erosivi e franosi.

  • il miglioramento della qualità ambientale e paesaggistica, ossia la tutela della qualità paesaggistica e delle condizioni igienico-ambientali

Inoltre è stata posta attenzione alla valorizzazione, da un lato, delle emergenze naturalistiche presenti sul territorio, dall’altro alla corretta fruibilità del fiume. Una miglior fruibilità pensata sia per i residenti dei comuni coinvolti, che per quella porzione di turisti, sempre più rilevante, che sta scoprendo quel turismo “slow”, attento alle peculiarità paesaggistiche e naturali, che risulta essere spesso un volano per i valori legati alla tutela del territorio.